In 1838, after long arrangements conducted personally by Magdalene of Canossa, foundress of the Daughters of Charity, some works and initiatives of charity, catechesis, and instruction took place in Brescia, in the historical site of St. Martino, for the benefit of the poorest girls of the city.
These works were immediately followed by the institution of schools of different order and grade.
In 1936 the Scuola Magistrale was opened and in 1939 the Liceo classico. For many decades the Institute became a point of referral for many families and young people of the city and of the province.
Today the Institute continues this important tradition with different types of secondary school (Liceo Pedagogico, Liceo Scientifico and Professional School for Social Service) and with post-secondary formation, trying to offer a quality school concerned with the formative needs of the young.
Nel 1838, dopo lunghe trattative condotte personalmente da Maddalena di Canossa, fondatrice delle Figlie della carità Canossiane, prendono avvio a Brescia, nella storica sede di via S. Martino, alcune opere di carità, di catechesi e di istruzione rivolte alle fanciulle più povere della città, opere seguite presto dall’istituzione di scuole di vario ordine e grado.
Nel 1936 viene aperto l’Istituto Magistrale e nel 1939 il Liceo Classico e per molti decenni l’Istituto ha rappresentato un punto di riferimento per tante famiglie e tanti giovani della città e della provincia.
Oggi l’Istituto continua questa tradizione con diversi indirizzi di scuola superiore – nell’ambito liceale e in quello professionale per i servizi alla persona – nonché nella formazione post-secondaria, cercando di offrire una scuola
di qualità che tenga conto delle esigenze formative degli adolescenti.
Maddalena di Canossa nasce dalla famiglia dei Marchesi di Canossa a Verona il 1 marzo 1774.
Sensibile ai bisogni dei poveri della città e guidata da una profonda ricerca religiosa, trova con fatica, tramite molte esperienze e tentativi, il suo carisma nella Chiesa: sceglierà di vivere con radicalità evangelica per Dio solo non secondo la forma monastica, ma nella dedizione e nel servizio dei poveri.
Lascia definitivamente il Palazzo Canossa ed inizia la sua opera con alcune compagne raccogliendo ed educando bambine del quartiere degradato di San Zeno, l’8 maggio 1808.
Successivamente l’Istituto delle Figlie della Carità si estende a Venezia, Milano, Bergamo, Trento, mentre Maddalena moltiplica i contatti con le autorità religiose e civili per sostenere proprie ed altrui iniziative di carità.
Il 23 maggio, con l’aiuto di un sacerdote veneziano e di due laici dà inizio alla Congregazione dei Figli della Carità.
Coinvolge nel suo ampio piano apostolico innumerevoli alici, rendendoli corresponsabili nel promuovere la carità.
Muore a Verona il 10 Aprile 1835. Viene proclamata beata da Pio XII l’8 dicembre 1941 e canonizzata da Giovanni Paolo II il 2 Ottobre 1988.
Fondazione dell'Istituto Canossiano a Brescia per iniziativa personale della stessa Maddalena di Canossa.
Le prime attività di accoglienza e catechesi rivolte alle fanciulle delle famiglie più povere della città ben presto porteranno all’istituzione di scuole di vario ordine e grado, per la formazione primaria.
L’attiva presenza delle tradizione educativa canossiana a Brescia si è poi consolidata con il riconoscimento legale dell’Istituto Magistrale.
Accanto all'Istituto Magistrale, inizia la sua attività anche il Liceo Classico.
L’Istituto Magistrale si trasforma in Liceo Pedagogico, attivando una sperimentazione che assume i programmi Brocca, che anticipano per molti aspetti il progetto di riforma della secondaria superiore italiana.
Inizia la sua attività l’Istituto Professionale per i Servizi Sociali (IPSS) con possibilità di qualifica triennale e di diploma di maturità quinquennale
L'offerta formativa della scuola si amplia con l'avvio del Liceo Scientifico.
Con la riforma degli ordinamenti della scuola secondaria, l’offerta formativa si è definita sui tre indirizzi: il Liceo Scientifico, il Liceo delle Scienze umane e l’Istituto Professionale per i servizi sociosanitari.
Mons. Antonio Fappani
Si sa che spesse volte, nella storia dell’uomo, Dio scrive con la mano sinistra. E la storia delle Canossiane a Brescia lo prova. Appena istituite furono desiderate e richieste, ma arrivarono solo, e per diversi motivi e ostacoli, a distanza di anni.
Si sa come l’istituzione della Congregazione fosse provvidenziale. Specie a Brescia la bufera Giacobina del ‘797 intrisa di acceso laicismo, condita di violento anticlericalismo, aveva schiantato, senza remissione alcuna, strutture ecclesiastiche e strumenti di apostolato. Aveva, cioè, soppresso conventi, congregazioni e confraternite, incamerato beni, proibito si può dire ogni forma di aggregazione laicizzata e “statalizzata”, l’istruzione pubblica e chi più ne ha più ne metta! Decantatesi i primi furori dissacratori, smussatisi gli spigoli più appuntiti e duri, ma, soprattutto, tramontato Napoleone ed apertosi il processo di Restaurazione, il progetto di S. Maddalena di Canossa incentrato sulle scuole di Carità, (in una società scientista e burocratizzata) sull’insegnamento della dottrina cristiana (dopo il trionfo di un illuminismo fine a se stesso) e sulla visita agli ospedali (diventate per lo più strutture amorfe e senz’anima) rappresentavano per ecclesiastici e cristiani più sensibili e avvertiti, punti fermi ai quali aggrapparsi. Se si guarda bene, le congregazioni religiose e le istituzioni in genere che sorsero, intercorsero intorno a questi poli. Questo spiega il fatto che appena le canossiane comparvero per le strade di Verona, furono subito richieste.
Il primo nel bresciano a volerle fu quel grande e zelantissimo arciprete di Desenzano che fu don Gaspare Gaspari. Ma il fatto è spiegabile: Desenzano era, allora come oggi, in provincia di Brescia ma in diocesi di Verona. Egli chiese le figlie della Carità direttamente alla santa fondatrice Maddalena di Canossa nel 1817 ad un anno dalla approvazione pontifica concessa da Pio VI il 20 novembre 1816, e due anni prima della erezione canonica, avvenuta nel giugno 1819. Ma se fu il primo, egli non potrà salutare le Canossiane a Desenzano. Qui esse arriveranno solo nel 1855 quando don Gaspari sarà morto da anni. Arriveranno invece prima a Brescia e a volerle furono soprattutto dei laici. E’ questa un’altra trama intessuta dalla mano di Dio. Infatti la rivoluzione giacobina che aveva cercato di cancellare il più possibile ogni organizzazione ecclesiale (parrocchie, conventi, confraternite) finì con l’esprimere un vero e proprio movimento cattolico mai prima visto: cioè un pugno di uomini decisi a servire la Chiesa e assieme la comunità civile e statale in tutti i modi possibili. Si intende alludere a Carlo Manziana, Clemente di Rosa (padre di S. Maria Crocifissa), il conte Antonio Valo, Cesare Maria Noy, i fratelli Porcelli, ecc. che il popolo, per la loro specchiata vita cristiana e per il loro impegno cristiano, chiamava “i san toni”.
Furono loro che, oltre a spandersi sul piano civile e amministrativo in poschiave e su quello religioso ed apostolico, si impegnarono a fondo a richiamare a Brescia gli ordini e le congregazioni religiose soppresse ed esiliate e a crearne di nuove. Con gli uomini ci furono le donne quali Erminia Panzarini, Teresa Nava Sirtori, sorella del vescovo di Brescia, la contessa Ippolita Fei ecc. Di appoggio (e a volte come guida) un gruppo di sacerdoti: mons. Pinzoni, don Angelo Moy, don Ronchi, p. Angelo Taeri della Pace (che S. Maddalena di Canossa terrà in conto di “Gran servo di Dio”), il prevosto di S. Afra. Di rincalzo viene anche un funzionario austriaco, il vice delegato che, appena approvata la congregazione veronese, si affrettava a chiedere alla Santa Fondatrice il “Piano dell’Istituto” manifestando il desiderio di un sollecito trapianto della Congregazione a Brescia. Era da pochi mesi stato concesso il riconoscimento governativo (18 febbraio 1819) ed erano appena state erette canonicamente (giugno 1819) le due prime case di Verona e di Venezia, che il 4 settembre Erminia Panzerini e Carlo Manziana si affrettarono a scrivere alla Canossa per chiederle di erigere una Casa a Brescia e ad avanzare contemporaneamente al Governo la necessaria autorizzazione. Le cose andarono per le lunghe, perché il vescovo si era convinto che per il momento bisognava puntare tutto sulle Orsoline. Ma morto mons. Nava (1831) il successore mons. Carlo Domenico Ferrari, dava la via libera alla Fondazione. Trovata nel settembre 1833 dal Manziana la necessaria sistemazione, il 4 novembre seguente, espletate le pratiche necessarie, la fondazione veniva decisa e nel maggio 1835 sanzionata. La morte della santa Fondatrice fece rimandare il tutto. Finalmente, il 19 luglio 1838 essendo il prevosto della cattedrale, mons. Fausno Pinzoni, in grado di donare alla Congregazione due case, le Canossiane facevano il loro Ingresso nella casa di via delle Palle, oggi via S. Martino della Battaglia.
Nel frattempo, se il vescovo mons. Nava non aveva creduto di dover puntare sulla Fondazione di una casa in Brescia, aveva invece fin dal 30 gennaio 1824 chiesto alla Santa di Canossa l’apertura di una casa a Rovato, grazie al dono di ambienti da parte di Margherita Caprini e l’acquisto del locale ex monastero di S. Orsola dove le Canossiane facevano il loro ingresso il 26 luglio 1847. Tramontava invece il progetto di fondazione di una casa in Breno; nel 1879 veniva aperta la casa di Iseo, che assunse poi particolare importanza, quella di Malegno (voluta da una pia signora, Marianna Vertua), e quella di Cividate Camuno (1885). La presenza dell’Istituto si allargava, inoltre, nella Bassa Bresciana orientale con epicentro nella Casa di Bedizzole, eretta canonicamente l’8 maggio 1856. Riconosciuta come casa primaria, allo stesso livello di quella di Brescia, quella di Bedizzole fu la casa madre di parecchie altre: quella di Calvisano (1891), di Mocasina (1899), di Isorella (1901), di Nuvolento (1906), di Polpenazze (1908), di S. Zeno Nav. (1922), di Molinetto (1922), di Lumezzane (1926), di Brandico (1930) di Montichiari (1932). La casa di Bedizzole espresse anche un’attività missionaria di rilievo.
Intanto la casa di Brescia espandeva la sua presenza e la ampliava a sempre più vasti orizzonti. Fiore all’occhiello fu la scuola per sordomute (1856) che prese grandissimo rilievo con l’Istituto di Mompiano (1915). Ma venne aperto anche un educandato per ragazze della borghesia, cui si aggiunse, dal 1 gennaio 1897, una scuola normale. A queste qualificate presenze si aggiungerà, poi, una scuola professionale per handicappate. Inoltre l’Istituto di Brescia riuscirà ad apprestare case di villeggiatura a Ponte di Legno (1904), a Corteno (1931). Nel 1935 nel raggruppamento delle case, dell’Istituto in cinque province, Brescia divenne la sede di una di esse e lo è ancor oggi.
Inutile qui richiamare il bene immenso che le Canossiane hanno compiuto. Oratori, asili, scuola elementari, medie, normali, scuole di lavoro, opere parrocchiali, sono rami sui quali esse hanno fatto nascere fiori di bene. E sono sotto gli occhi di tutti. Ma forse un aspetto non è mai stato sottolineato. E’ che, se il movimento cattolico operò agli inizi, in aiuto all’Istituzione questa poi l’ha ripagato offrendo, attraverso madre Elisa Fio
quello che fu uno dei pilastri della vita cristiana dell’800: l’Associazione delle Madri Cattoliche che da via S. Martino si propagò in tutta la diocesi. Ed assieme ha espresso, grazie sempre a madre Fio e a Marie a Bianchini, uno dei più fortunati ed ancor vivi periodici cattolici: “La Madre Cattolica”.
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