L’8 maggio è la data in cui ricorre l’inizio dell’Istituto Canossiano delle Figlie della Carità, fondato da Maddalena di Canossa nel 1808.


Maddalena nacque a Verona nel 1774 dalla nobile famiglia dei Canossa, lontani discendenti della famosa contessa Matilde di Canossa. Non è semplice descrivere il percorso vocazionale di Maddalena, questo perché la marchesa (questo era il suo titolo nobiliare) di una cosa era certa: consacrarsi al Signore. Tuttavia il suo cammino fu costellato sin dall’inizio da incertezze e dubbi. Nel 1791 si ritirò nel convento S.Teresa di Verona con le suore carmelitane, ma non si trovò bene con il loro stile di vita. Ecco dunque che decise di entrare nel convento di clausura di Conegliano, non resistendo però più di qualche giorno.

Durante questo periodo di ricerca spirituale, cominciò a intrattenere una corrispondenza con don Luigi Libera, che le suggerì la formazione di un nuovo ordine. Questo suo progetto non andò però subito a buon fine, sia per le divergenze col vescovo di Verona sia per il bisogno di amministrare il palazzo della famiglia dopo la morte dei genitori. Tuttavia questo non impedì a Maddalena di manifestare la sua vocazione alla carità: il suo palazzo divenne una casa per molte ragazze povere della sua città, a cui garantì assistenze ed educazione.

Superando poi le resistenze della famiglia e del vescovo, l’8 maggio 1808, insieme ad alcune compagne, fondò l’Istituto delle Figlie della Carità presso il monastero dei SS. Giuseppe e Fidenzio. Negli anni successivi Maddalena viaggerà molto e darà luce a diverse case canossiane fino alla sua morte, avvenuta a Verona nel 1835. L’Istituto delle Figlie della Carità si è poi diffuso in tutto il mondo, dall’America all’Asia, mettendo al centro i bisognosi, aiutandoli attraverso l’assistenza e l’educazione. L’operato di Maddalena assunse tale importanza da portarla alla beatificazione nel 1941 con Papa Pio XII. È stata poi proclamata Santa da Papa Giovanni Paolo II nel 1988.

La pedagogia di Maddalena di Canossa


Il 1812 è l’anno in cui Maddalena di Canossa formula la sua Regola, che è punto di riferimento per comprendere la pedagogia della marchesa. Ella pone al centro il primo e fondamentale comandamento del Vangelo, ovvero la carità verso Dio e verso il prossimo: «La vita religiosa», diceva santa Maddalena di Canossa, «non è che il Vangelo tradotto in opera». L’amore verso il prossimo si concretizza, infatti, con la creazione delle scuole di carità per le ragazze povere, in cui si insegnava a leggere, scrivere e a essere utili alle loro famiglie. Questo attraverso la gratuità, la pazienza, l’amore, che consentiva di dare un senso alla sofferenza, acquisendo dignità e capacità attraverso l’istruzione e rapporti di amore fraterno nella comunità. Maddalena, in un certo senso, anticipa la pedagogia moderna, personalizzando il percorso educativo per ciascuna delle sue alunne, concentrandosi sul loro carattere e sul loro bisogno di sentirsi amate. 

Ma la vera innovazione di Maddalena è stata la proposta educativa all’interno di ambienti poco accessibili, arrivando alla creazione delle regole per le “maestre di campagna”: le Canossiane, infatti, non potevano raggiungere tutte le ragazze povere, ma non volevano trascurare le i paesi rurali.  Venivano così scelte maestre che, attraverso un apposito percorso di preparazione e tirocinio, si occupavano poi di assistere ed educare le contadine all’interno del loro ambiente d’origine.

Ancora oggi gli insegnamenti di Maddalena di Canossa, una donna che ha affrontato i dubbi, le incertezze della vita, ma che ha saputo costruire la propria strada nonostante le difficoltà, sono una valida fonte d’ispirazione per le scuole canossiane presenti in tutto il mondo, che pongono al centro il Vangelo tradotto in opera, ovvero la carità verso il prossimo.

A cura del C.Lab di Scienze Umane