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Tra i casi clinici di Freud, il caso Dora fu uno dei più famosi. Il vero nome di Dora in realtà era Ida.

Ida Bauer (1882-1945) divenne la paziente più nota del 20esimo secolo grazie all’opera di Freud “Frammento di un’analisi d’isteria” (1905). A seguito di innumerevoli scontri con i suoi genitori e ripetute minacce di suicidio, la diciottenne Ida iniziò una terapia nello studio in Berggasse 19. Ma dopo appena undici settimane fu Ida stessa a interrompere l’analisi di Freud. Scritta nel 1901, ma pubblicata solo nel 1905, l’opera di Freud segna un collegamento fra l’“L’interpretazione dei sogni” (1900) e i “Tre saggi sulla teoria sessuale” (1905).

“Ho sognato una casa in cui c’è un incendio. Mio padre è in piedi davanti al mio letto e mi sveglia. Mi vesto rapidamente. La mamma vorrebbe ancora salvare il suo scrigno dei gioielli, ma il babbo dice: ” Non voglio che io e i miei due bambini bruciamo a causa del tuo scrigno dei gioielli”. Scendiamo in fretta e appena sono fuori mi sveglio”.

Il caso di Dora è stato fin da subito considerato una perfetta esemplificazione del significato terapeutico dei sogni, del ruolo della repressione della sessualità nello sviluppo di sintomi patologici e della relazione tra terapeuta e paziente. A partire dal caso Dora, Freud affermò quella che sarebbe stata una delle premesse principali del suo pensiero: i sintomi dell’isteria sarebbero il risultato di fantasie sessuali represse.

Ma di cosa stiamo parlando quando usiamo il termine isteria? E chi era questa Dora/Ida? E perché i suoi sogni sono stati considerati così importanti per Freud? Analizziamo insieme il caso di Dora, utilizzando sia lo sguardo di Freud che quello della psicologia contemporanea.



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L’evento si svolge a distanza, su Google Meet, venerdì 15 gennaio alle ore 14.15 per chiunque è interessato. Chi è iscritto al C.Lab di Psicologia ha la possibilità di partecipare in presenza, a scuola.